Descrizione
Una lapide conservata all’interno della pieve, vicino all’abside, ricorda la consacrazione avvenuta nel febbraio 1077 per mano del cardinale Pietro Igneo e del vescovo di Fiesole Guglielmo, al tempo del papato di Gregorio VII. Forse in quella data la chiesa fu in parte restaurata, dal momento che la sua esistenza è documentata già nel maggio 1015 in una pergamena dell’Abbazia di Passignano. Venne edificata ad opera dei Buondelmonti, proprietari del vicino castello, oggi Fattoria di Rubbiana. Rientrando nella circoscrizione territoriale del Chianti, faceva parte, con altre nove plebanie chiantigiane, della diocesi di Fiesole. All’interno della pieve era istituita la Compagnia di Santa Maria Maddalena, come risulta da un documento del 1348, che fu soppressa prima del 1792, data della visita pastorale nella cui relazione vi si fa cenno, e dalla quale risultano diversi altari e quadri oggi scomparsi.
Della fondazione romanica la pieve conserva alcuni resti all’esterno, consistenti in parte degli originari filaretti in arenaria visibili lungo il lato sinistro (il destro è coperto da edifici recenti) e nell’abside, che reca una finestrella a doppio strombo con archivolto realizzato con laterizi. Nell’alzato della navata centrale si vedono bene le finestrelle romaniche, chiuse nell’Ottocento. Sono rifacimenti ottocenteschi il campanile e gran parte della facciata. All’interno le forme originarie sono completamente nascoste da intonaci, volte, falsa cupola, decorazioni ad affresco e altari realizzati a partire dal primo Ottocento. Nel 1841, per disposizione del granduca di Toscana, la chiesa fu infatti completamente restaurata. Degli stucchi si occupò tale N. Ricci, degli affreschi in entrambe le navate e nelle volte Antonio Righi da Figline. Nella navata destra si trova un altare fatto erigere nel 1878 da Carla Viviani della Robbia, al cui interno si trova la Madonna con il Bambino che offre il rosario a San Domenico, con Santa Maria Maddalena, San Francesco e un altro santo, di Francesco Curradi, pittore fiorentino tardocinquecentesco. Sulla cornice, quindici tondi dipinti con i Misteri del Rosario. L’opera risulta già dalla visita pastorale del 1792. Nella navata sinistra, si trova un altare commissionato nel 1912 da Germano Petrucci all’artista che realizzò anche il fonte battesimale e il Battesimo di Cristo, posto al di sopra di esso. Sempre nella navata sinistra, un piccolo organo ottocentesco, sulle cui ante chiuse è dipinto un Angelo reggicortina («Laudate Deum in chordis et organo»).
Modalità di accesso
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